Storia della Chiesa

Non si può dire con assoluta certezza quante furono le chiese parrocchiali di Campolongo Maggiore attraverso i secoli, si può però affermare che furono almeno tre e, probabilmente, solo tre.
II territorio dell’attuale parrocchia di Campolongo Maggiore apparteneva in gran parte alla comunità parrocchiale (alla plebe, come si dice nei documenti) di S. Tommaso di Corte. Forse per la lontananza dalla chiesa di Corte o per la impraticabilità delle strade specialmente nei mesi invernali, fra il 1000 e il 1100 fu costruita per comodità della gente una cappella lungo la strada che portava a Corte. Lo testimonia un atto notarile del 8 dicembre 1178 dove si dice che un certo Bergolo del fu Benedetto di Milmando dichiara di essere stato soddisfatto di un credito per il quale Bruno di Campolongo Maggiore con i suoi figli «… ha vincolato la terra che aveva ricevuto dal monastero di S. Zaccaria di Venezia che si trova nel territorio di Campolongo vicino la chiesa di S. Felice».

In quell’anno 1178 già esisteva in Campolongo M. una chiesa dedicata a S. Felice e naturalmente anche a S. Fortunato sempre venerati assieme dalla pietà popolare. Poiché in altri documenti del tempo si nomina anche una chiesa dedicata a S. Margherita si potrebbe pensare che a Campolongo ci fossero due cappelle, una dedicata a S. Felice e Fortunato e l’altra a Santa Margherita. Sembra però molto più probabile che esistesse una sola chiesa già dedicata ai Ss. Felice e Fortunato ai quali si aggiunse per influsso del monastero di S. Cipriano di Venezia, che aveva grandi possedimenti a Campolongo M., anche la vergine martire S. Margherita. Questa supposizione è avvalorata dal fatto che in nessun documento si parla di due chiese distinte, mentre fino al 1500 nella chiesa parrocchiale c’era un altare dedicato alla santa, a fianco dell’altare maggiore che era dedicato ai S. Felice e Fortunato.

Nell’anno 1221 ufficiava in questa chiesa il prete Paolo aiutato dal chierico Manuele e faceva parte della plebe (parrocchia) di Corte di Sacco, alla quale appartenevano, oltre che Campolongo M. anche le attuali parrocchie di Boion e Rosara.

La prima chiesa di Campolongo M. sorta molto probabilmente verso il 1100, non era molto grande e si trovava nel luogo dove sorge quella attuale. Misurava 22 piedi di lunghezza, 15 di larghezza e 12 di altezza. Aveva tre altari; l’altare maggiore appoggiato alla parete orientale, l’altare della Madonna appoggiato alla parete settentrionale, e l’altare dei Santi Rocco e Sebastiano a mezzogiorno. II pavimento era di legno e la facciata guardava a occidente. A pochi metri, staccato dalla chiesa, a settentrione e vicino al presbiterio sorgeva il campanile che aveva due campane.
Per due o tre secoli i fedeli di Campolongo si riunirono a pregare in questa chiesa che in seguito, con l’aumento della popolazione, divenne sempre più piccola e angusta.

Nella prima metà del secolo XV° (1400-1450) a questa prima chiesa ne fu aggiunta una seconda. II nuovo edificio fu costruito a settentrione, di fianco e addossato al vecchio cosi unito da poter usufruire dello stesso muro settentrionale della chiesa precedente che non fu abbattuta. La nuova chiesa era più grande della vecchia; era lunga passi 10; larga passi 5 e alta passi 4. II presbiterio con l’altare maggiore, a causa del campanile della vecchia chiesa, non era al centro della nuova, ma spostato un po’ a mezzogiorno e le due chiese erano unite fra loro da un pilastro con due arcate.
Ecco come appariva la chiesa di Campolongo M. a un visitatore che vi arrivava nell’anno 1488.
La chiesa aveva due navate, delle quali la più grande, che avrebbe dovuto essere anche la centrale, era divisa da uno steccato di legno altro due piedi e mezzo per separare gli uomini dalle donne. Nel Iato orientale c’era la cappella (presbiterio) un po’ spostata con l’altare maggiore;

alla sua sinistra un po’ rientrato, sempre sullo stesso lato, appoggiato al muro, dietro al quale c’era il campanile, si trovava l’altare di S. Margherita. Lungo il muro settentrionale, in una piccola cappella, sorgeva l’altare della Madonna e più avanti, lungo la stessa parete e vicino alla porta occidentale, c’era il battistero. Nella navata più piccola, che era la vecchia chiesa, lungo il muro orientale, e quindi a destra dell’altare maggiore, c’era un altro altare appoggiato al muro (probabilmente era l’altare maggiore della prima chiesa) e lungo il muro a mezzogiorno l’altare dei Santi S. Rocco e Sebastiano. Dietro l’altare maggiore c’era la sacrestia. La chiesa aveva due porte: una nel muro occidentale e l’altra in quello a mezzogiorno. La navata più grande era illuminata da una finestra a due luci, quella più piccola aveva tre finestre disuguali e poco belle. II pavimento era fatto con tavole di legno e il tetto della navata maggiore era nuovo, ma non elegante e si congiungeva con quello della navata minore.

Una chiesa fatta in questo modo, specialmente con l’altare maggiore fuori asse della navata principale non appariva un capolavoro architettonico, però osservando la pianta di questa chiesa, si può rilevare l’idea originale che i nostri padri si erano prefissi. Probabilmente intendevano costruire a tappe successive una chiesa a tre navate, usufruendo anche dell’edificio primitivo. Purtroppo i progetti non vengono sempre realizzati e un secolo dopo, verso il 1580, le due arcate che univano le due navate furono chiuse e la navata più piccola divenne la sacrestia.

Cosi descrive la chiesa di Campolongo M. il parroco Don Giovanni Battista Biglio: «La chiesa ha tre altari. L’altare maggiore dedicato ai S. Felice e Fortunato dove si conserva il SS. Sacramento, l’altare della Madonna (che qualche decennio dopo sarà dedicato alla Concezione della B. Vergine Maria) e l’altare dei S. Rocco e Sebastiano».
È scomparso un solo altare, quello di S. Margherita e al suo posto verrà collocato un confessionale; mentre l’altare di S. Rocco è trasportato nella navata grande e in sacrestia rimase l’altare che era appoggiato alla parete orientale. Nel 1697 la nobile donna Cornelia Muzio donò alla chiesa di Campolongo l’altare dedicato a S. Antonio di Padova e nei primi decenni del 1700 la chiesa fu arricchita dell’altare alla Madonna Addolorata. In questo secolo la chiesa ha cinque altari con questo ordine: l’altare maggiore dedicato ai S. Felice e Fortunato, dove si conserva l’eucaristia; nella parete settentrionale verso il presbiterio l’altare della Madonna del Rosario, appoggiato alla stessa parete ma verso la facciata l’altare di S. Antonio di Padova; di fronte a questo, l’altare della Madonna Addolorata e dalla stessa parte ma più vicino al presbiterio l’altare di S. Rocco.
In presbiterio, a destra di chi guarda l’altare maggiore, in una piccola nicchia si conservavano gli oli sacri e alla sinistra di fianco all’altare sulla parete era aperta una piccola nicchia (finestrella) chiusa da imposte di legno, dove si conservavano le reliquie dei S. Felice e Fortunato.

LA NUOVA CHIESA

La comunità parrocchiale che è una entità viva, con il passare degli anni si evolve e si trasforma adattandosi sempre alle nuove situazioni storiche.
È naturale che una simile trasformazione la subisca anche l’edificio che la accoglie nei momenti più qualificanti e quasi la impersonifica, come è la chiesa parrocchiale. Verso la fine del secolo decimottavo la chiesa era ormai inadeguata ai nuovi tempi, sia per gli anni che aveva, ma soprattutto per le trasformazioni che stavano avvenendo nella società.

Si venne alla decisione di costruire una nuova chiesa. Era parroco di Campolongo il reverendo Don Francesco Carlutti che il 29 giugno 1807, festa di S. Pietro e Paolo, benedisse la prima pietra della nuova costruzione.

I lavori durarono cinque anni e furono sospesi nel 1812. In quell’anno avevano già costruito il presbiterio e metà della navata che si inseriva nella chiesa precedente; per questo la chiesa era nuova nel presbiterio e per metà della navata fino all’altezza dell’altare di mezzo e vecchia per il resto.
Così viene descritta nella visita pastorale del 1822: «Alcuni anni addietro si è cominciato a costruire questa chiesa, per cui il presbiterio (coro) e la parte che gli è vicina è nuova costruzione, mentre l’ultima parte che la termina, è vecchia. Per questo si può celebrare la Santa messa solo all’altare maggiore e in uno laterale (l’altare dell’Addolorata), mentre negli altri due (altare di S. Antonio e del Rosario) non è possibile».
Questa situazione di grave disagio per tutti i fedeli, non poteva durare a lungo. Con la venuta del nuovo parroco D. Giovanni Vescovi, i lavori furono ripresi nel 1826 e terminarono due anni dopo nel 1828, come lo testimonia una iscrizione che si trova nel soffitto della chiesa: «Ornamentum hoc(ce) cum caeteris – et ista ecclesia – Vescovi de Axiliaco sub rectore – annis licet tristibus – MDCCCXXVI – XXVII – XXVIII».
Tradotto: «Questa chiesa con tutti i suoi ornamenti è stata costruita mentre era rettore Vescovi di Asiago, nei tristi (difficili) anni 1826-27-28».
Nel giorno primo settembre 1891 il Vescovo di Padova Mons. Giuseppe Callegari la consacrò mentre era parroco D. Melchiorre Formaglio che nel 1894 sostituì il pavimento di mattoni con uno di mattonelle e nell’anno 1901 acquistò l’organo dalla ditta Malvestio di Padova e vi costruì la cantoria.

Dopo un periodo di relativo riposo durato una settantina d’anni, nel 1975 fu necessario fare un lungo lavoro di restauro durato circa tre anni (fino al 1977): è stato rifatto il tetto, sono state sostituite due capriate di legno corrose dai tarli con una in ferro e sono state rinforzate con elementi di ferro tutte le altre; sono stati sostituiti alcuni travi del presbiterio perché ormai erano completamente marci, sono state poste le nuove vetrate colorate, riaperta quella grande sulla facciata e riportate all’apertura primitiva quelle due del presbiterio; sono state rifatte tutte le porte interne della chiesa e fatta la nuova bussola dopo avere abbattuto la vecchia cantoria, sono state costruite le bussole laterali con i confessionali e la grande gradinata della porta centrale. Dopo avere eseguito un lavoro di risanamento dei muri contro l’umidità, è stato rivestito di marmo tutto il basamento interno della chiesa accorciando anche le predelle degli altari laterali. Per attuare le nuove direttive della liturgia postconciliare, in presbiterio sono state tolte le balaustre per dare la possibilità di celebrare la santa messa rivolti verso il popolo; è stata staccata la mensa dell’altare maggiore e ricostruita al centro del presbiterio e, con le colonnine della vecchia balaustra, è stata fatta una nuova balaustra che delimita lo spazio fra l’altare della celebrazione e quello dove si conserva la SS. Eucaristia. È stato posto come ambone, ai lati dell’altare, un angelo di marmo, che sorregge un libro.

Lascia un commento